Pinocchio di Garrone

C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
– No, ragazzi, avete sbagliato.
C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.”

Torna al cinema dal 19 dicembre il nuovo adattamento del classico, il più tradotto al mondo secondo solo alla Bibbia

Una favola che emoziona e fa riflettere. Con Roberto Benigni nel ruolo di Geppetto e un cast ricchissimo!

Il romanzo per ragazzi fu scritto da Carlo Collodi e pubblicato nel 1881, uscendo con il titolo di “Le avventure di Pinocchio”. La storia di un burattino che ha divertito e commosso generazioni di bambini e adolescenti.

Tutti conoscono la storia di Pinocchio che voleva diventare un bambino vero, l’hanno letta da piccoli oppure l’hanno vista in versione cinematografica o televisiva. Una favola che parla di crescita, vizi e virtù, amore paterno e filiale.

Pinocchio

Nel film di Garrone si potranno trovare tutte le avventure di Pinocchio, sospese fra la visionarietà del sogno e la dura realtà della povertà. Dall’abbecedario per cui Geppetto vende la propria casacca, all’inganno dell’Albero degli Zecchini, dal Paese dei Balocchi alla temibile Balena.

La scelta di affidare Geppetto al premio Oscar Roberto Benigni viene da lontano. “Io e Pinocchio siamo legati, mia madre mi chiamava ‘Pinocchietto’ già a tre anni, poi arrivò Fellini – dice l’attore, che nel film ha accettato di apparire invecchiato, la barba lunga, lo sguardo della povertà – Batte il cuore quando si vede un film di tale bellezza e singolarità. 

Pinocchio è universale, appartiene a tutti come il sole, non serve alcuna attualizzazione, gli insegnamenti che contiene sono dei segnali, Fellini lo apriva come un libro divinatorio. 

Il mio Geppetto è il padre più famoso al mondo, secondo solo a San Giuseppe col quale condivide un figlio adottivo, che fa di testa sua, muore e risorge. A Matteo ho detto subito di sì perché per Pinocchio farei qualsiasi cosa, ormai quando giro per Testaccio mi urlano ‘ti manca solo la fatina’, ma Garrone è uno dei registi più grandi, sa raccontare, emozionare e commuovere.”

Carlo Collodi

Carlo Collodi

Sapevate che Collodi è una località che esiste davvero? L'autore del famoso PINOCCHIO difatti, il cui nome originale era Carlo Lorenzini, assunse il nome d'arte "Collodi" proprio in onore di questo piccolo borgo cui era originaria la madre ed ove Carlo trascorse l'infanzia.

Nacque invece a Firenze e li trascorse la sua vita come scrittore e giornalista, godendo del meritato successo per l'opera "Pinocchio" morendo improvvisamente per un aneurisma proprio sull'uscio di casa il 26 ottobre 1890.

Le sue spoglie riposano nel Cimitero delle Porte Sante, un cimitero monumentale di Firenze situato entro il bastione fortificato della basilica di San Miniato al Monte.

Impossibile recarsi a Firenze, perdendosi ovviamente tra tutte le sue meraviglie, e non pensare almeno un poco a questo scrittore e a quanto questa meravigliosa città lo ha stimolato nello scrivere la favola di Pinocchio, il cui racconto fra l’altro fu raccolto in un volume dall’Editore Paggi, casa editrice Fiorentina attiva nel XIX secolo!

Pensateci se mai vi recherete a Firenze, località ove potete venire in escursione anche tramite i soggiorni Anni di Argento che si svolgono in Toscana!

Passeggiando per questa città ricca di arte, storia e cultura non potrete che ripensare alla storia di questo piccolo burattino e tornando a casa magari raccontarla ai nipotini, fantasticando tutti insieme … l’abbiamo già detto che Pinocchio non ha età?

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