Mario Martone si misura con la storia italiana. Lo fa ancora con “Il giovane favoloso” Giacomo Leopardi/Elio Germano.Per i primi dieci minuti del film “Il giovane favoloso” non fiata, è lì a mostrare come i pensieri rimbalzino dentro di lui, sullo sfondo Recanati dolce, amabile, terribile.Delicato e intenso il rapporto epistolare con Pietro Giordani, non semplicemente un letterato, ma uno dei primi intellettuali italiani. E non è un caso che sia lui il vero primo scopritore del talento di Giacomo Leopardi. Martone ci comunica il messaggio che va oltre la storia usando tutto il suo coraggio, lo stesso coraggio che ebbe Leopardi nell’ostinarsi a descrivere un’umanità disperata, di una disperazione che appartiene a tutti. Martone è attratto dall’Italia che poteva essere e non è stata, dal patrimonio di sogni, di analisi e di ribellione che siamo stati e che lascia atterriti al confronto con ciò che siamo ora: compromissione, imbroglio, adeguamento al peggio. Ora ci riprova con Leopardi. Ci riprova a raccontare l’Italia tradita. Durante tutto il film, la sensazione di accompagnare davvero Giacomo nella sua breve ma intensa vita è fortissima. I luoghi, costantemente presenti con una fotografia di scorci talvolta esasperati, attenta e puntuale nei dettagli, diventano una grande cornice della storia. Elio Germano, ha sicuramente toccato l’apice con una bravura dirompente, persuasiva, straordinaria. Martone racconta il dubbio, l’incertezza e la diffidenza, di un popolo avvilito che stenta a ritrovare la forza di rimettersi in gioco.
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